“Picciriddi – storie di mafia, di bambini e di ragazzi”
Durante l’Assemblea di istituto svoltasi sabato 7 maggio al Teatro Modernissimo di Noventa Vicentina noi studenti del triennio abbiamo trattato un argomento che affligge pesantemente il nostro Paese e in particolare la vita di alcune persone. Si tratta della mafia e delle numerose associazioni criminali che tutt'oggi sono presenti in Italia e in numerosi altri Paesi del mondo.
Attraverso uno spettacolo teatrale, messo in scena da alcuni studenti del liceo artistico Ferrari di Este, ci sono stati presentati alcuni tragici delitti e attentati di mafia che ci hanno permesso di sviluppare una profonda riflessione. Lo spettacolo teatrale, proposto dai rappresentanti d'istituto e trasmesso al pubblico in sala in streaming, si è articolato in tre atti. Quale il filo conduttore? Le vittime innocenti della mafia. Ne riportiamo, qui di seguito, una breve sintesi.
Il primo atto si apre con questa domanda: “Che cos'è la mafia?”. Un cantastorie pone la questione da dove derivi etimologicamente il termine “mafia” e spiega allegramente le vicissitudini storiche che hanno portato alla nascita di questo movimento criminale. Il tono si fa meno allegro, però, quando l’attenzione si sposta verso le figure dei mafiosi Matteo Messina Denaro e Giovanni Brusca, principali mandanti di un rapimento. La vittima innocente della loro malvagità è il piccolo Giuseppe Di Matteo, sequestrato, imprigionato, barbaramente ucciso e sciolto nell’acido. Solo per convincere il padre, Santino Di Matteo, a non parlare. A conclusione del primo atto, arriva la spiegazione della gerarchia che si può trovare in un’organizzazione mafiosa, con al vertice il capo, “Il Padrino”, che tutto vede e che tutto decide, che mette ordine e disciplina affinché i ruoli vengano rispettati.
Il secondo atto ripercorre la storia della lotta contro la mafia. Si parla addirittura di “guerre di mafia”, la prima “scoppiata” nel 1962 e l’ultima nel 1993. I principali paladini della giustizia che hanno cercato di contrastare e fermare il fenomeno mafioso, a costo di sacrificare la propria vita, sono stati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino morti entrambi in circostanza simili a distanza di pochi mesi nel 1993: le tristemente note stragi di Capaci e di via d’Amelio.
Il terzo atto si apre con queste toccanti parole di Rita Atria, una giovane testimone di giustizia che decide di porre fine alla sua vita dopo la morte dell’unica persona che la proteggeva e cioè il giudice Borsellino: “Immaginate di essere piccoli e considerare il vostro papà e il vostro fratello maggiore dei supereroi, in quanto ti proteggono dai “mostri” e sconfiggono il male, per poi trovarti all’età di 17 anni in un bivio, o “tacere” o combattere, come testimone protetto, contro quelli che credevi supereroi, con la consapevolezza di andare contro tutto e tutti perché ritieni che stai facendo la cosa giusta.” La tragica rassegna si chiude con il ricordo dei gemelli Giuseppe e Salvatore Asta, 6 anni, altre vittime innocenti, insieme alla loro mamma, nel corso di un attentato mafioso al giudice Carlo Palermo.
I giovani attori hanno trattato il tema della mafia in modo insolito e originale. Dopo questa esperienza che si aggiunge al nostro percorso di Educazione Civica, noi studenti del Masotto ci siamo sentiti ancora una volta chiamati in causa per far sentire la nostra partecipazione attiva al tema della giustizia.
Nicole Sbicego, Vittoria Falda, Mattia De Stefani, Jacopo Marcolin - classe 5AE